Uomini come noi
Sobibor, Polonia, 1943. Dal campo di sterminio nazista tentano la fuga circa 600 ebrei, ma solo una cinquantina riescono ad evadere dal lager. Gli altri finiscono massacrati dai mitra delle SS. Khums, Libia, ieri. Dopo essere stati ripresi in mare dai guardiacoste, tre sudanesi sono stati assassinati dalle guardie per aver tentato di fuggire da un campo di concentramento libico. Non uso parole inappropriate, perché è la stessa ONU a definire questi luoghi degli autentici lager dove torture, stupri e violenze sono all'ordine del giorno. Per i migranti che muovono dal Sahara verso il Mediterraneo, la Libia è diventato quello che per gli ebrei era il Terzo Reich. Ma mentre degli orrori nazisti noi italiani potevamo dire di non essere a conoscenza, stavolta siamo noi a foraggiare gli aguzzini. Sono costruite da Fincantieri e gentile dono del Governo italiano le corvette che catturano in mare i gommoni dei migranti, sono finanziate con i nostri soldi le armi che hanno ucciso ieri i tre sudanesi. Già, sudanesi. Non ne sappiamo il nome, non ne conosciamo le storie. L'unica cosa che sappiamo di loro è questa: venivano dal Sudan. L'altra, la più importante, è che erano uomini come noi. O no?