Ballando la curcuma

Alla fine, vivo di passeggere emozioni. Lampi di incontenibile trasporto per un qualcosa che mi rapisce per un limitato periodo di tempo, kleenex passionali da smaltire nell'ingombrante mucchio dei miei incompiuti amori. Mi sono accostato al gioco degli scacchi e a quello del bridge con la febbre del Gran Maestro, ma smisi dopo aver affollato la libreria di manuali. Il mio studio della lingua portoghese si è arenato con la lettura dell' "História do cerco de Lisboa" e la mia sete di conoscenza sulla genetica si è placata appena mi sono misurato con un monumentale trattato sull'evoluzione. Sento che vado affrontando un'altra di queste fasi monomaniacali e mi affretto a parlarne prima che esaurisca il suo rapido sviluppo. Stavolta si tratta dell'alimentazione biologica, o se preferite del cibo naturale. Ancora fino a un mese fa passavo davanti agli scaffali bio con sdegnosa indifferenza, sventolando beffardo le mie anticrittogamiche verdure, oggi mi sorprendo invece a sostare un quarto d'ora davanti all'esatta composizione di una tisana al tarassaco. Se prima pensavo che Topinambur fosse un centrocampista turco e che la curcuma fosse un ballo latino-americano, oggi mi sento pronto per una conferenza sulle proprietà terapeutiche dell'assafetida. Mi passerà, lo so. Come al solito, come sempre. Ma al momento, se qualcuno di voi ha intenzione di invitarmi a cena, sarei felice di trovare un bel kitchari di riso basmati integrale. Grazie.