'A livella
"A morte ‘o ssaje ched'é?… è una livella", così Totò nella sua celebre poesia. A significare come un re e l'ultimo dei suoi sudditi finiscono per chiudere nello stesso modo la loro esperienza terrena. È di questi giorni la notizia che a Pompei sono stati ritrovati i corpi di due uomini, vittime anche loro dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Anche in questo caso lava e cenere ne hanno conservato i resti, per consegnarceli duemila anni dopo nell'attimo della loro dipartita. Esaminandone gli scheletri, gli archeologi hanno potuto ricavarne delle utili informazioni: uno dei due è un patrizio di circa 40 anni avvolto in un ricco mantello, l'altro è il suo giovane schiavo che tradisce la curva di ossa sottoposte alle fatiche. La pioggia di cenere e lapilli li ha colti nel momento di un'impossibile fuga da quell'inferno, vicini, come affratellati nella morte.
A New York sono parcheggiati dei camion frigorifero dalle parti di Brooklyn. Sono lì da mesi, fermi. Dentro ci sono centinaia di cadaveri, morti di covid già alla prima ondata di contagi della scorsa primavera. Alcuni di loro non hanno un nome, altri - la più parte - non potevano permettersi un'adeguata sepoltura. Insomma, se i due di Pompei dimostrano che la morte "è una livella", ci pensano quei camion frigo di New York a ricordarci delle ingiustizie della vita.
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