Il carro di Giosuè
"La vita è bella" lo avete visto certamente tutti. Nel film di Benigni il dramma della Shoah viene trattato con delicatezza, discrezione, rispetto, addirittura con ironia. Ma nel finale c'è una scena che ha fatto alzare più di un sopracciglio: il bambino, il piccolo Giosuè, vede arrivare nel campo un carro armato americano. In realtà il mezzo che è stato usato per le riprese è un carro sovietico, conservato nel museo di Piana delle Orme in provincia di Latina. Tutto sommato, giusto così. Perché la liberazione dai lager nazisti arrivò proprio con l'intervento da est dell'Armata Rossa.
Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche della 60ª Armata del "1º Fronte ucraino" del maresciallo Ivan Konev entrarono infatti nel campo di concentramento di Auschwitz, ed è per questo motivo che è stata istituita per oggi la Giornata della Memoria. Ma vorrei andare un po' più avanti nel ragionamento, con il rischio di apparire off-topic in una data che dovrebbe riguardare esclusivamente il ricordo dello sterminio degli ebrei. Perché troppo spesso capita di veder riportare un'equazione fascismo uguale comunismo, nel tentativo di equiparare i regimi totalitari che hanno caratterizzato il Secolo Breve.
Io trovo antistorico appiattire su un'unica striscia Hitler e Stalin, così come mi riesce difficile shakerare insieme Dubcek e PolPot, Berlinguer e Kim Il Sung. Se è vero che non c'è grande differenza tra i lager nazisti e i gulag staliniani, faccio fatica a liquidare come criminali i milioni di uomini e di donne che dalla Rivoluzione d'Ottobre alla disintegrazione del Muro hanno pensato di concorrere alla causa della liberazione degli oppressi. Accecati dall'ideologia? Forse. Ma certamente capaci di guardare ai piccoli Giosuè del mondo con occhi diversi da quelli delle SS.
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