VIII - Cartolina dalla Papuasia, l'isola senza Facebook
In Papua Nuova Guinea quasi la metà della popolazione ha meno di 15 anni. Mentre l'Europa sembra diventare un gerontocomio, qui sono bambini e ragazzi i padroni dell'isola. Ho già provato a individuare alcune delle ragioni di questo boom demografico, ma oggi vorrei evidenziare come la distanza dai social media concorra anch'essa alle natalità Papuane. Sono pochi gli indigeni che hanno un account Facebook, tant'è che isolate e svogliate sono state le proteste per l'oscuramento di quella piattaforma da parte del governo. Il fatto di non spendere tempo tra like e selfie genera due fenomeni sociologici di elementare lettura. In primo luogo, la gente - invece di scuoricinare bacetti virtuali - qui si sbaciucchia per davvero. I Papuani non passano il tempo a rimpallarsi dei buongiornissimo, anche perché la loro Babele linguistica ne complicherebbe fatalmente gli sviluppi. Preferiscono strofinarsi l'un l'altro, fino a riprodursi. L'altro effetto positivo dell'assenza di Facebook si riverbera nella solidità dei matrimoni. Come sappiamo bene, ormai le unioni amorose si frantumano ai piedi della Grande Effe Minuscola, è lì che si addensano i sospetti che minano le relazioni. Se una volta un capello biondo su una giacca o un pò di rossetto su una camicia potevano incrinare un matrimonio, oggi basta un "mi piace" affrettato per ritrovarsi saporitamente sfanculato dalla più affezionata delle mogli. Quasi conseguente il fatto che mentre da noi le coppie si sfaldano spolliciando degli smartphone, i Papuani restano orgogliosamente stretti nel loro vincolo. E trombano, per meglio significarlo. Alla prossima e "ajo-e-ojo", che nel locale dialetto pidgin significa "Butta la pasta che arrivo".